La biacca applicata sui cerchioni per verificare la loro integrità,
come ho già scritto, aveva una breve durata, sia perchè era poco aggrappante sul metallo, sia perchè con la lubrificazione "a perdere"in poco tempo l'untuosità mista a polvere di ghisa fuliggine e umidità, faceva sparire i calzini.
Il "vezzo" estetico di verniciare -con vernice vera-
i cerchioni delle vaporiere, risale all'approssimarsi della cessazione della trazione a vapore, si parla della fine degli anni cinquanta, inizio dei sessanta, in questo caso trattandosi appunto di vernice di qualità, la permanenza sui cerchioni era garantita per lungo tempo....
Tipico all'inizio, di alcuni depositi del nord italia,
nei primi tempi è costato anche delle multe alla coppia di musi neri che
adottavano questa decorazione fuori ordinanza,
poi la mutata "mentalità" dei capi deposito nei confronti sia delle macchine che delle coppie, l'allentamento delle maglie disciplinari,
hanno portato all'anarchia più assoluta nel mantenere le macchine in efficienza.
Era in quel periodo evidente la cura con cui venivano tenute le vaporiere, specie nel D.L. di Alessandria, sempre belle lustre anche se discutibilmente decorate e stridente era il contrasto con quelle di altri depositi,
ricordo a metà anni sessanta le 740, 835 e 940 del D.L. di Firenze
che sembravano completamente nere, tanta era la morchia e fuliggine che avevano addosso, nella mia ingenuità di bambino, pensavo si trattasse di un nuovo schema di coloritura, rispetto a quanto vedevo nei cataloghi Rivarossi.
Comunque le disposizioni ufficiali riguardo lo schema di coloritura delle vaporiere,
prescrivevano che i cerchioni dovessero rimanere nel colore del metallo, unitamente agli incavi delle bielle
e che venissero mantenuti puliti passandovi sopra del cascame intriso con olio, questo ovviamente prima che le macchine uscissero dal deposito per entrare in servizio,
per dirla tutta anche le targhe sarebbero dovute restare nel colore del metallo e a tal proposito, per chi ne ha la possibilità, consiglio di andare a rileggersi l'articolo a firma del compianto ing. Mascherpa, apparso su un vecchio numero di Italmodel.
Ciao, paolo bartolozzi.
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