Buongiorno a tutti.
Oggi vorrei aprire una discussione riguardo il grande problema dell'acquisto dei nostri amati modellini. Non voglio creare l'ennesimo topic di indignazione sui prezzi, ma vorrei scendere più in profondità analizzando il punto di vista interiore di ognuno di noi, sperando di creare qualcosa per confrontarci e per supportarci a vicenda.
Tutte queste parole sono il frutto di tante ricerche unite alla mia volontà di poter creare uno spunto di riflessione introspettiva in quante più persone possibili, anche se sono ben consapevole che qualcuno potrebbe interpretare tutto questo come fuffa e delirio (tutto questo per dei trenini, poi!). Però, magari può essere d'aiuto a qualcuno.
Non nascondo che sarà una lettura lunga e poco leggera. Mi scuso in anticipo.
La mia esperienza. Mi chiamo Gabriele Nicastro e ho 34 anni. Lavoro nel settore dell'aviazione da tanti anni e sono appassionato di ferrovia e modellismo da quando ero ragazzo. Non ho mai avuto un plastico di mia proprietà, anche se ho sempre collaborato per anni in associazioni fermodellistiche e sui plastici dei miei amici che avevano la fortuna di avere uno spazio da dedicare a un plastico. Ritengo di avere una buona manualità e un grande occhio critico (maggiormente auto-critico).
I modellini acquistati nei primi anni, quando ero adolescente, erano pochi ed erano il frutto di sanguinose economie con la mia paghetta settimanale scrupolosamente messa da parte. L'acquisto in maniera consistente dei modellini ha preso piede nella mia vita solo negli ultimi 5 anni, da quando ho trovato un lavoro stabile, che è coinciso anche col momento in cui non avrei più avuto a disposizione plastici sociali. La paura di finire a fare acquisti incontrollati mi ha portato fin da subito a fare diverse considerazioni: cercare solo cose inerenti alla mia epoca, considerare il valore di ciò che compro (leggasi: preferibilmente acquisto di usato) e non usufruire di acquisti rateizzati. Iniziai anche a tenere traccia di ogni mio acquisto su un bel file excel, annotandomi minuziosamente cosa compravo e a quanto, con l'idea di trasformare il mio patrimonio modellistico in una sorta di "deposito bancario". Questo, unito alla volontà di acquistare quasi solo usato, ha creato inconsapevolmente l'alibi perfetto per il compratore seriale, dove ogni acquisto è considerato lecito finché esso sia al di sotto o al pari del valore commerciale (purché coerente con la propria collezione), in modo tale di poter rivendere senza perdita in caso di necessità.
L'idea di aver fatto l'affare è uno dei pilastri principali su cui si poggia quello che psicologicamente viene identificato come "acquisto compulsivo". Di affari negli ultimi anni ne ho fatti tanti ed il valore totale delle mie spese modellistiche ogni volta aumentava vertiginosamente, attestandosi sul migliaio di euro al mese che in media ho speso costantemente fino ad oggi. Vorrei poter gioire di questo, ma in realtà mi sto solo rendendo conto di quanti sacrifici ho fatto e quante privazioni ho vissuto, senza avere avuto né un plastico, né la possibilità di usufruire di plastici altrui. Tutto questo perché in futuro voglio avere un plastico grande sul quale poter far girare tutto questo ben di dio, ma la quantità di treni è arrivata ad un numero talmente alto che qualsiasi plastico non li conterrebbe tutti. Tutti questi anni di ricerche e sacrifici mi hanno anche portato a non riuscire a disfarmi del mio patrimonio, perché ho dedicato talmente tanto tempo e risorse in ricerca ed acquisto che ora non riesco facilmente a separarmici. Sono diventato un collezionista scatolaro senza neanche accorgermene.
Sulla carta posso fare qualsiasi composizione possibile, ma nonostante questo continuavo a guardare in maniera affamata i negozi e i mercatini, perché c'è sempre qualcosa che non ho, che ho ma non in sufficiente numero o che ho ma che non rispecchia tutti i miei crismi, e non voglio pensare che esista un rotabile più adatto a me e che non ce l'ho. Questo pensiero non mi piace.
La colpa è del mercato!Spesso ci troviamo a pensare "se spendo così tanto è colpa dei bagarini dell'usato o delle ditte modellistiche che rincarano, maledetti loro". Attenzione, è un discorso vero ed assolutamente lecito. Loro, da bravi capitalisti, hanno trovato l'anello debole e se ne stanno approfittando, con la stessa logica di Pollaroli Tarcisio detto "er fibbia" nel film
Squadra Antitruffa, che diceva in romano "si' trovo quarche gaggio che ce crede, che male c'è?".
Cosa dire quando questa "truffa" è così ampiamente e socialmente accettata da essere normalizzata? Cosa dire quando il concetto moderno di marketing è "trasformare un oggetto inutile in una necessità"?
Ormai è un continuo vedere "ultimi articoli", "affrettati", "offerta a tempo limitato", "prendilo prima che sia troppo tardi"; la sentite la pressione?
Tutto si basa su un concetto che per gli acculturati prende il nome di FOMO (acronimo inglese di Fear Of Missing Out, ovvero la
paura di perdere un'occasione).
Il marketing ci ha anche dato la soluzione alla paura che in realtà loro stessi hanno creato: l'acquisto online, le rate e la prevendita. Della serie: "se non puoi pagare subito, tranquillo: ci pensiamo noi" e "se hai paura di perderti l'occasione, tranquillo: ci pensiamo noi".
Vedete come la FOMO precitata viene stimolata a pieno regime e poi viene mostrata la via d'uscita ad un prezzo salato, ma ricoperto di zucchero?
Noi compratori che soffriamo di "paura di perdere occasioni" (e siamo tanti) siamo vittime di questo sistema perverso e purtroppo normalizzato, e state tranquilli che è un sistema che va ben oltre i binari del nostro hobby.
Attorno a noi c'è un continuo di "oh no, non puoi perderti questo oggetto speciale e/o super conveniente, affrettati o rimarrai senza! No, non è come quelli che già hai, questo è migliore!" Da qualche parte, esisterà sempre quell'oggetto che fa scattare in noi l'impulso irrefrenabile di acquistare.
Parentesi bio-chimica: perché c'è l'impulso L'impulso non è una cosa astratta, ma una cosa tangibile e riscontrabile con metodi scientifici. Probabilmente avrete sentito parlare di
dopamina; la dopamina è un neuro-ormone che, assieme a serotonina ed ossitocina, fa parte della Trinità degli "
ormoni della felicità". Mentre la serotonina è l'ormone del buon umore e l'ossitocina è l'ormone dell'affetto, la dopamina è l'ormone del piacere; a livello comportamentale gioca un ruolo chiave nella motivazione e nella ricompensa. La dopamina, infatti, aiuta il cervello a decidere se qualcosa che stiamo facendo vale lo sforzo oppure no (ovvero, se la ricompensa è gratificante). Se qualcosa che si fa rilascia molta dopamina, il cervello valuta quell'azione o quel comportamento come "gratificante", quindi si ricorda dell'azione fatta come cosa da ripetere per ottenere dopamina, perché il cervello ne ha tanto bisogno.
Un altro attore da chiamare sul palcoscenico è il
cortisolo, meglio conosciuto come l'ormone dello stress. Esso è un ormone molto utile perché dà sì energia al cervello (similmente alla dopamina), ma viene secreto quando si è in situazioni di pericolo o quando il cervello non riceve abbastanza dopamina. E' cibo di emergenza, come una razione K.
Purtroppo il cervello è un commensale dal palato molto esigente e vorrebbe nutrirsi di dopamina, non di surrogati come il cortisolo (bleah); sebbene il cortisolo aiuta comunque il cervello ad andare avanti, non aiuta ad innalzare i livelli di dopamina, ma soprattutto non fa bene all'organismo. Per avere la dopamina serve la gratifica e la ricompensa.
Quando la dopamina si alza, il cortisolo ritorna a valori più bassi, ci si sente meno stressati e più appagati (e con questa semplificazione saranno morti 3-4 neurologi ed altrettanti psicologi).
Nota a margine: su questo principio di ricompensa si basano anche le dipendenze da alcool e fumo, che spesso vengono consumati quando si è stressati. L'acquisto compulsivo è una delle dipendenze moderne, ma è socialmente accettata perché (almeno non in casi gravi) non intacca la salute personale.
Ora, chiudiamo questa digressione biochimica e torniamo a parlare di trenini.
La chimica dell'acquisto:Acquistare qualcosa che ci piace rilascia grandi quantità di dopamina, insieme ad altre endorfine. Ci fa stare bene, ci sentiamo che abbiamo raggiunto l'obiettivo di possedere quella cosa. Lo shopping moderno ci ha tolto ogni freno inibitore: non c'è più scambio fisico di moneta, ci sono gli acquisti rateizzati, a volte neanche si vede ciò che si compra perché si fa tutto via internet. One-click purchase. È così facile!
Fin troppo, si direbbe. Questa facilità potrebbe andar bene all'acquirente per prodotti di poco valore (vedi gli acquisti su Temu, Shein e compagnia), ma per prodotti costosi ha l'effetto opposto: se quel fantomatico articolo costoso è sempre lì, ad appena un click di distanza dall'acquisto, è ovvio che pondero bene le mie spese. Non sono un folle.
Ecco quindi l'uovo di Colombo che ha ideato il marketing: assoggettare quell'oggetto ad un qualche tipo di disponibilità limitata o di vendita lampo. Trasformare il superfluo in necessità tramite super sconti, offerte e disponibilità limitate.
Il nostro cervello, se solo immagina che può potenzialmente rimanere senza una bella dose di dopamina, va in crisi! E qui partono i pensieri intrusivi del tipo: "E se poi finisce? È una edizione super limitata che non faranno mai più per sempre! DEVO avere quella cosa, anche se costa tanto, ma è l'occasione della vita! Non è perfetta, ma non fa niente! Devo battere gli altri potenziali acquirenti sul tempo!"
Breve storia triste: a me è accaduto con la prima sfornata dell'Arlecchino ACME.
Premetto che io faccio XMPR, quindi non era neanche epoca mia, neanche come treno storico perché ha la ristorante d'origine, però mi piaceva molto. Fatto sta che quando venne lanciato sul mercato, volli prenderlo a tutti i costi perché era bello, ed era edizione limitata quindi sarebbe anche stato un buon investimento. Inutile dire che fu tutto esaurito in molti negozi online, e già comparvero gli annunci dei bagarini su eBay. Iniziai ad impanicarmi, la paura di aver perso un'occasione si faceva sempre più incalzante. Per giorni cercai qualche negozio online che ce l'avesse ancora, ma alla fine lo trovai neanche ricordo dove. "Ultimo disponibile". Mamma mia, che manna! Pagai questi 540 euro a occhi chiusi e di corsa, quasi disperatamente. L'alternativa sarebbe stata ad almeno 600 euro su eBay e mi sarei proprio rifiutato di foraggiare il bagarinaggio. Fatto sta che poi mi arriva a casa, e scopro che la porta della ristorante non è corretta. Vabbè, magari si può fare qualcosa. Sono stato in fibrillazione per mesi per ottenere la cassa di ricambio.
Poi scopro che ci sarebbe stata una seconda produzione, e subito penso che mi sono fatto fregare come uno sprovveduto. Sono cascato nella trappola di Pollaroli Tarcisio, sono stato un gaggio che ci ha creduto. Mi sono sentito truffato, perché non avevo neanche un reale bisogno dell'Arlecchino, lo volevo solo perché mi piaceva!
Non ci vuole un genio per capire che in verità sono stato truffato da me stesso. È stato tutto frutto di una mia carenza di dopamina, e il mio cervello ha colto l'occasione per farsene una bella abbuffata. Alla fine di tutto l'entusiasmo dell'acquisto, io sono rimasto più leggero di 540 euro e con un Arlecchino che neanche è coerente con la mia collezione, per di più che non posso far girare perché non ho neanche un plastico. Sì, ho fatto qualche foto poggiato sul tavolo, ma è finita lì. Il sapore amaro della sconfitta personale è troppo grande.
Cosa possiamo fare:Premetto che c'è chi è d'accordo con queste modalità di marketing. Chi paga perché ritiene che il prezzo da pagare sia congruo, chi dice che i modelli prodotti sono pochi perché non devono essere per tutti, o chi semplicemente fa pochi acquisti. Per chi invece, facendosi due conti in tasca, vede che ha speso e/o sta spendendo più di quanto si sarebbe mai immaginato, la questione è diversa. Io, per esempio, non mi sarei mai sognato di arrivare a possedere così tanti modelli, è una cosa che è cresciuta col tempo senza che neanche me ne accorgessi. Vittima di un desiderio che non ho mai avuto veramente.
Noi, dunque, siamo sì vittime, ma abbiamo anche la possibilità nonché il dovere morale verso noi stessi di informarci e di tutelarci. Non possiamo prendercela con i venditori (tra l'altro spesso mentre li paghiamo), perché esigere che il sistema cambi significa non accettare che
noi stessi abbiamo bisogno di cambiare.
Vedete come il "problema è in noi", in fin dei conti? E attenzione, non lo dico perché bisogna dare una colpa, ma perché bisogna assumere la consapevolezza di ciò. Prendere questa consapevolezza è il primo passo propedeutico al prendersi la responsabilità delle nostre azioni e poi al prendersi cura di noi stessi, dei nostri sudati soldi e del nostro bellissimo hobby.
Per acquisire consapevolezza è importante riconoscere i segni che magari le nostre abitudini di acquisto stanno andando un po' oltre. Non serve cerchiarli tutti, basta che solo uno degli argomenti ci suoni un campanello.
- Gli acquisti avvengono quando si è tristi, arrabbiati o stressati.
- Le attività di ricerca e di acquisto ti distraggono costantemente da altre priorità.
- Vengono acquistate grandi quantità di cose di cui non abbiamo bisogno.
- Le cose acquistate vengono immagazzinate e non utilizzate.
- Viene investita una grande quantità di soldi, si spende più di quanto ci si può permettere o si supera il budget prefissato.
- Si dedica una grande quantità di tempo a visitare negozi, mercatini o aste.
- Si possiedono e si utilizzano tante carte di credito e/o si ha accumulato un ingente debito.
- Si occultano acquisti, ricevute e movimenti bancari ai membri della famiglia.
- Si tende a nascondere le proprie abitudini di acquisto, o la situazione finanziaria, o entrambe.
- Ci si arrabbia quando altre persone ci impongono limitazioni nell'acquisto.
- In passato si è provato a ridurre o fermare gli acquisti, ma senza risultato; questo può comprendere l'eliminazione delle app di acquisto o l'uso di app per rendicontare le spese, ma comunque senza successo.
Giusto per condividere, io ho cerchiato 7 di queste voci.
Esistono molti metodi semplici per aiutarsi e fare auto-terapia. Queste sono le cose che faccio io personalmente e che stanno avendo molto successo.
- Essere presenti e consapevoli, fermandosi a riflettere su quanti soldi si sta investendo, che tipo di valore quell'oggetto apporterà alla nostra vita e se ci serve davvero.
- Parcheggiare gli articoli nel carrello e lasciarli macerare lì almeno un giorno. Quando si torna nel carrello, spesso non hanno più la stessa importanza di prima.
- Mettere in prospettiva il potenziale acquisto con altre cose che si vorrebbero acquistare (per esempio, parti di ricambio per la macchina, un nuovo vestito, un viaggio o altri modelli).
- Crearsi un budget personale (che è diverso da un budget imposto da qualcun altro, perché qui lo vogliamo noi!).
- Evitare di gironzolare sui siti quando ci sono saldi! I saldi sono una tentazione demoniaca dove spesso si compra più del necessario solo perché è conveniente.
- GODERSI LE COSE GIA' ACQUISTATE! Che può sembrare un'ovvietà, ma io sono il primo a tenere stipato tutto nelle scatole...
- Parlarne con amici, familiari o conoscenti che pensi che ti possano capire, specialmente se sono appassionati come te (e non sono persone che hanno il giudizio facile). La cosa più importante è non sentirsi soli in questa lotta, ma ci sono persone intorno a noi che soffrono del nostro stesso problema e ci si può dare manforte a vicenda.
Altra cosa importante è il valutare un aiuto psicologico professionale. Io sono appassionato di psicologia e di sociologia, queste parole possono dare qualche spunto, ma non si potranno mai sostituire al lavoro che uno psicologo è in grado di fare insieme a noi stessi.
Se non riusciamo a dire di no da soli
E VOGLIAMO CAMBIARE (perché il volersi liberare da questa schiavitù deve partire prima di tutto
perché lo vogliamo noi!), esistono professionisti in grado di aiutarci a prenderci cura della nostre salute mentale e delle nostre finanze, per far sì che il nostro amato hobby ritorni ad essere sano o che rimanga tale.
Questo è un altro argomento che viene spesso considerato ancora un tabù, perché "dallo psicologo ci vanno solo i matti". La psicoterapia dovrebbe essere estesa a chiunque, ed è come minimo una fantastica palestra per la mente di ognuno di noi, e per altri è un valido strumento per un momento di difficoltà. Ci aiuta a capire chi siamo e perché pensiamo; si scoprono cose del nostro passato (non sempre piacevoli) e insieme al terapeuta si comprende come e perché si reagisce in una certa maniera a certi eventi o stimoli esterni.
Questo è un consiglio mio, che ho iniziato il mio percorso e sono felicissimo di continuarlo. Mi sta aiutando anche a rallentare di moltissimo gli acquisti e sto avendo fantastici risultati.
In ultimo, voglio condividere con voi un video di 10 minuti sull'argomento, prodotto dal Dottor Fabio Mazza, psicologo e psicoterapeuta.
https://www.youtube.com/watch?v=rc2CmuRwcz0Conclusioni:Ora, non pretendo né mi aspetto risposte a questo sermone, anzi, mi scuso ancora se vi ho tenuto impegnati per così tanto tempo. Vi confesso che per tutto il tempo che scrivevo pensavo "Gabriè, ma stai seriamente facendo questo su un gruppo di treni?" Però sento che l'argomento dei prezzi a rialzo, di persone che acquistano cose costose e fallate pentendosi, gente triste e scontenta, ma soprattutto di guerre tra chi compra e chi non compra, è un qualcosa di ripetuto in loop senza fine. Sto solo provando ad apportare qualcosa di diverso (e spero utile) alla nostra comunità. Nonostante tutte queste parole, ci sarebbe ancora un mondo di cui parlare.
Pertanto, se qualcuno di voi avesse il bisogno o il desiderio di una chiacchiera o di una confidenza con una persona che sicuramente sa ascoltare, è liberissimo di scrivermi in messaggio privato, dove possiamo anche scambiarci il numero e fare due chiacchiere a voce; oppure può anche farlo qui in pubblica piazza come ho fatto io. Personalmente, mi sento di essere tra amici.
Per il resto, non dimentichiamoci mai di rispettarci a vicenda, sia sul forum che nella vita. Noi fermodellisti siamo una razza particolare, con ideali e princìpi molto forti ma diversi tra loro, è normale che ogni tanto battibecchiamo come le coppiette.
P.S. Questo topic non è da intendersi in alcun modo come un attacco verso le case costruttrici. Qualsiasi frase minimamente interpretabile come accusatoria è esclusivamente provocatoria allo scopo di innescare riflessioni volte ad un miglioramento del benessere psicologico (mi sembrava doveroso specificarlo).Grazie per il vostro tempo.
Gabriele Nicastro