Buongiorno, vorrei qui fare qualche considerazione "filosofica" per motivare le scelte fatte in sede di redazione. Il problema non è il costo della redazione di una "lista componenti", ma la sua reale utilità. Premesso che normalmente le idee nascono su carta, e vengono poi riportate su CAD, dove ho costruito, come blocchi, i deviatoi della geometria Peco, la nostra scelta è quella di non voler condizionare un progetto ad una "marca". Non utilizziamo di norma cad specifici per la progettazione dei plastici, per cui il disegno dei binari viene "vestito" a colori (acquarelli o pastelli) e poi trasferito con i programmi di grafica, con un impegno non marginale (e, a mio avviso, con un ottimo risultato) da parte del nostro "Capo", Benedetto Sabatini. Ma questo non significa che, chi preferisce, possa utilizzare materiale d'armamento Roco o Tillig, o addirittura, Fleischmann con massicciata! Non vogliamo orientare verso uno o altro produttore; l'articolo finale, nel quale esprimiamo alcune considerazioni sui vari sistemi d'armamento disponibili è proprio finalizzato a orientare coloro che volessero scegliere di utilizzare uno o altro sistema di binari, con i pro e i contro…. Del resto, le dimensioni che abbiamo adottato per ciascun progetto sono "libere", nel senso che nella maggior parte dei casi abbiamo ipotizzato dei locali "medi": una cantina o ripostiglio, una camera, o due lati della stessa: variazioni anche modeste degli spazi o della posizione delle porte e finestre nei locali effettivamente disponibili da parte di ciascuno determinano inevitabili esigenze di adattamento, modifica, revisione e validazione del primigenio elaborato. Poi, dalla mia personale esperienza, poco credo nella adozione pura e semplice dei progetti altrui, soprattutto quando non è esistito alcun rapporto di "committenza", ossia un confronto fra chi disegna e che utilizza poi il prodotto; ciascuno, sulla base delle proprie preferenze, vorrà aggiungere o togliere qualche binario, modificare un raccordo, aumentare o ridurre la capacità di una stazione nascosta; piuttosto, considerando il plastico il frutto di un lungo percorso di rielaborazione creativa, crediamo che le proposte siano prima di tutto, finalizzate a valutare da parte di ciascuno varie opportunità, nel quadro di una sistematica coerenza fra "tracciato", ambiente, possibilità operative, composizioni, nello spirito di verisimiglianza proprio del modellismo. Ecco perché, rispetto alla "lista delle componenti", abbiamo preferito concentrarsi su altri elementi, apparentemente complementari, ma finalizzati ad illustrare le possibilità operative del plastico: anche la scelta dei progetti è stata incentrata su temi per i quali sia disponibile a livello commerciale (nuovo o usato) e senza troppe difficoltà, il materiale rotabile coerente con l'ambiente e il periodo cui ci si ispira. Abbiamo comunque voluto includere due temi, il trifase e lo scartamento ridotto, forse lievemente più complessi, ma meritevoli di attenzione: il primo, storicamente relegato al coraggio di pochi "intraprendenti" è oggi reso lievemente più facile della disponibilità di linea aerea e di alcune locomotive ed elettromotrici, il secondo perché costituisce una via per gratificare la nostra passione anche in spazi molto ridotti. E riguardo a quest'ultimo, il progetto di Galdo è finalizzato a mostrare come, con pochi cambiamenti (in pratica un minimo di italianizzazione del piano stazione), sia possibile ricollocare un progetto austriaco nel mezzogiorno d'Italia; rispetto alla ipotesi, discussa su altro filetto, di modificare il tracciato superiore a mò di S eliminando l'elicoidale, abbiamo desistito per evitare eccessivi disallineamenti dal progetto originario, di cui volevamo conservare il più possibile, nella speranza che, presto o tardi, sia possibile confrontare le belle foto dell'opera in ambientazione austriaca con una di ambientazione italiana.... Tito, se ci sei, batti un colpo!
Infine, abbiamo ritenuto essenziale premettere alcune considerazioni sull'impegno economico e di tempo necessario alla realizzazione del plastico: mi pento di non aver introdotto una scheda riepilogativa, per ciascun progetto, nel quale, con semplici indicazioni (tipo faccine) fosse richiamato il livello di complessità costruttiva, impegno economico, disponibilità di materiale rotabile per ciascun progetto: non c'è nulla di peggio di partire senza aver correttamente valutato il peso di questi elementi, rischiando di trovarsi impantanati in qualcosa destinato a non essere poi finito in tempi "umani"! Per personale esperienza, se con il tempo a disposizione è già difficile "rielaborare" un progetto adattandolo alle proprie esigenze, considerato come la rilevanza dell'elenco binari è assolutamente marginale rispetto al percorso di progettazione e realizzazione di un plastico, forse è meglio orientarsi verso un plastirama minimo, per avere qualcosa di finito e funzionante in tempi umani! Scusandomi per chi resterà in tutto o in parte deluso dal fascicoletto, spero di aver chiarito lo spirito con il quale abbiamo selezionato i progetti e redatto i testi di accompagnamento. Auguro a tutti una buona lettura.
Antonio
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