Già che ci sono, pubblico la storia della Fleischmann "allargata" alla produzione di altri giocattoli, che forse qualcuno non conosce: FLEISCHMANN I fratelli Jean e Jobst Fleischmann aprono nel 1887 una piccola attività a Norimberga, all’epoca capitale mondiale del giocattolo meccanico. Mentre Jobst cura l’amministrazione, Jean, abile incisore e modellatore, si occupa del settore tecnico, realizzando stampi per alcune importanti fabbriche locali, quali Ubelacker e Planck (costruttore, quest’ultimo, della prima ferrovia elettrica in miniatura, presentata nel 1882). Nel giro di pochi anni i Fleischmann sono in grado di produrre i loro primi giocattoli e già nel 1898 pubblicano un catalogo di 18 pagine in cui presentano una serie di animaletti di latta galleggianti, giostrine e clown con meccanismi a molla che vengono immessi sul mercato con il marchio GFN (Gebruder Fleischmann Nurenberg). Questi articoli riscuotono successo e l’attività si sviluppa rapidamente: nel 1908 i dipendenti della ditta sono più di 50 e il catalogo di questo anno comprende "giocattoli magneto-meccanici, piroscafi a vapore, navi da guerra e navi mercantili". Quella dei modelli navali diventa una specialità della Fleischmann, che alla Esposizione mondiale di Bruxelles del 1910 desta sensazione presentando una riproduzione in scala 1:100 del transatlantico Kronprinzessin Cecilie lunga ben 215 centimetri. Negli ultimi anni precedenti la prima guerra mondiale l’offerta è rappresentata da non meno di 30 diversi tipi di nave (passeggeri, mercantile o da guerra, e persino una favolosa Arca di Noè) di lunghezza variabile fra 15 cm e tre metri, tutte costruite in latta e capaci di galleggiare e muoversi in specchi d’acqua grazie alle eliche azionate da motorini ad orologeria. Né mancano i sottomarini, che grazie ad una zavorra mobile sono in grado di immergersi e tornare in superficie. Non si tratta, peraltro, solo di giocattoli ma anche di riproduzioni realizzate in piccola serie per conto di alcune compagnie di navigazione, inclusa una mastodontica Bremen lunga sette metri e mezzo costruita nel 1924. Altri articoli caratteristici della prima produzione Fleischmann sono i giocattoli magnetici, piccole imbarcazioni o animali acquatici come anatre, cigni e… balene, fatti di latta, lunghi da cinque a venti centimetri, che con l'aiuto di un'asta dotata di una calamita possono essere spostati nell'acqua o “pescati”. Oltre a questi ci sono anche fontane, castelli, mulini e giostre. Dopo la prima guerra mondiale, la verniciatura a mano viene abbandonata passando al procedimento di stampa litografica del lamierino e nei cataloghi compaiono automobili e aeroplani. Alla morte di Jean Fleischmann, nel 1917, l’attività dell’azienda prosegue sotto la direzione della vedova, Kätherine e di suo cognato Jobst. La gamma di prodotti viene ampliata nel 1928 con l'acquisizione della Staudt, specializzata in figurini meccanici con movimento ad orologeria, e quando la Bing è costretta al fallimento nel 1932, la Fleischmann, insieme a numerosi stampi, rileva alcuni dei dipendenti e dei rappresentanti di commercio di quella che era stata la più grande fabbrica di giocattoli tedesca. Uno dei più interessanti articoli Fleischmann degli anni Trenta è la riproduzione dell’aereo Dornier Do X, il più potente e capiente idrovolante dell’epoca, dotato di sei motori situati sopra l’ala, per la quale ottiene un finanziamento da parte del Ministero dei Trasporti tedesco. A differenza di molte aziende del ramo di proprietà di cittadini tedeschi di religione ebraica, costrette a chiudere dalle leggi razziali introdotte dal regime nazista, la famiglia Fleischmann riesce ad ottenere un certificato di arianità grazie al quale può continuare l’attività e nel 1938 ingloba la Doll & Cie, altra azienda di Norimberga, specializzata nella costruzione di piccoli motori a vapore, sia statici sia applicati a modelli ferroviari, i cui proprietari non sfuggono invece al processo di “arianizzazione” della Germania voluto da Hitler. Con questa acquisizione, Fleischmann allarga la propria produzione ai modelli di centrali a vapore, giocattoli perfettamente funzionanti, le cui caldaie sono alimentate dalla combustione di formelle di meta, il combustibile solido ancor oggi impiegato per accendere la carbonella del barbecue. Pur essendo costose e complesse, e non proprio adatte per i bambini, queste piccole centrali a vapore conoscono una buona popolarità fin dalla tarda età vittoriana, quando al pari del Meccano (brevettato da Frank Hornby nel 1901) entrano nelle case mentre ancora non vi è arrivata la corrente elettrica e affascinano grandi e piccini quali simboli della rivoluzione industriale che sta cambiando il mondo. Fleischmann diventa rapidamente un importante produttore di macchine a vapore giocattolo e anche se i suoi modelli sono in genere più semplici di quelli di altre storiche manifatture della Baviera e del Baden Wurttemberg, continuerà a fabbricarli con successo fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. Dopo l’acquisizione della Doll & Cie, la Fleischmann esamina la possibilità di proseguire la costruzione delle sue ferrovie in miniatura, adattandole allo scartamento all’epoca più diffuso, lo 0, di 32 mm, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale blocca il progetto, che verrà ripreso solo nel 1949. Negli ultimi anni precedenti il conflitto, Fleischmann si adegua all’imperante bellicismo fabbricando modelli di navi da guerra e mitragliatrici giocattolo. Quando poi tutte le aziende della Germania vengono obbligate per legge a soddisfare unicamente le commesse militari, l’attività viene convertita nella produzione di gavette, contenitori per maschere antigas e nastri per cartucce. Durante la guerra gli stabilimenti Fleischmann subiscono danni relativamente lievi e l’attività può riprendere già nel giugno del 1945, con qualche giocattolo dell’assortimento prebellico e articoli di uso quotidiano come pelapatate, pali per tende o serrature per mobili. Nell'autunno del 1949, alla Fiera di Francoforte, Fleischmann presenta la sua ferrovia modello, a scartamento 0 e funzionante a corrente continua, con due soli realistici binari (senza cioè la tradizionale rotaia centrale di alimentazione) fissati a traversine di cartone pressato. Il primo materiale rotabile è rappresentato dalla locotender 320 e dal locomotore 325 (riproduzione molto semplificata della E19 delle ferrovie federali tedesche), entrambi disponibili in versione elettrica o ad orologeria. Nei suoi cataloghi, Fleischmann offre anche alcuni edifici ferroviari, fabbricati però dalla Kindler & Briel (kibri) di Böblingen. Forte dell’esperienza acquisita, Fleischmann introduce nel 1952 una versione a scartamento H0 (16,5 mm) della sua ferrovia in miniatura, sempre alimentata in corrente continua ma con la plastica che presto sostituisce il fragile cartone delle prime traversine. La direzione aziendale incentra su questo prodotto la sua strategia: cessata la costruzione di giocattoli di latta e non più ripresa quella dei modelli navali, i popolari motori a vapore rimangono a catalogo fino al 1967/68, ma i trenini a scartamento 0 scompaiono nel 1959. I cataloghi Fleischmann degli anni Cinquanta mostrano l’evoluzione dei modelli a scartamento H0: alla loco tender BR80 seguono il locomotore elettrico E44 ed una poderosa vaporiera BR01. Carri e carrozze, realizzati inizialmente in lamierino tranciato e litografato, lasciano il passo a realistiche riproduzioni in plastica, mentre per le motrici Fleischmann resta fedele alla più robusta pressofusione metallica. I modelli riprodotti, sia di trazione che rimorchiati, sono inizialmente tutti tedeschi. Solo nella seconda metà degli anni ’50 fanno il loro esordio le riproduzioni di motrici americane, fra cui le Alco diesel in livrea Union Pacific, New Haven e Santa Fè, dotate di fini griglie laterali e di un elevato standard di riproduzione dei particolari del tetto. Nel 1960, unica concessione al mercato di casa nostra insieme alla vaporiera FS Gr685 arriva la E428 semiaerodinamica, con bagagliaio e carrozze nei classici colori castano ed isabella. La scala di riproduzione del materiale rotabile passerà progressivamente dall’iniziale 1:82 ad 1:85 verso la metà degli anni ’60, fino a stabilizzarsi dal 1970 in avanti sulla corretta 1:87. Nel 1957 vengono introdotti i binari con profilo in ottone, con ottimale conducibilità elettrica e poco dopo arriverà anche un binario a cremagliera. Nel 1959 comincia la produzione delle carrozze in plastica ad alta rifinitura che sostituiscono quelle in metallo. Nel 1966 si ha lo spostamento del motore delle vaporiere nel tender. Gli anni '60 vedono un crescente successo: per soddisfare la domanda, nel 1964 il nuovo impianto di Heilsbronn viene aggiunto a quelli già esistenti a Norimberga e Dinkelsbühl. In questo periodo la guida dell’azienda è assicurata dalle nuove leve della famiglia, Oskar e Horst Fleischmann. Nel 1970 Fleischmann è una delle prime aziende a produrre gli scambi “pensanti” e nel 1977 mette in commercio una perfetta e funzionale piattaforma girevole. Nel 1982 si ha l’introduzione del sistema di binario Profi, con massicciata incorporata, nel 1985 del gancio di avvicinamento e nel 1986 la tecnologia Fleischmann FMZ segna l'avvento dell’era digitale nel fermodellismo. Lanciato nel 1992, Il Magic Train, in scala 1:45 ma funzionante su binari H0, si prefigge di avvicinare i bambini al tema della ferrovia modello. Nel frattempo, nel 1967, per festeggiare l’ottantesimo compleanno della Casa, sono entrate in catalogo anche le autopiste elettriche Fleischmann Rallye, mentre dal 1968 ha iniziato a svilupparsi la linea a scartamento N (scala 1/160) Piccolo, contrapposta alla Rapido di Arnold. La produzione in H0 prosegue articolandosi in cofanetti in edizione speciale contenenti convogli con trazione a vapore delle antiche ferrovie regionali tedesche e in fugaci collaborazioni con Marklin (per il treno automotore ad assetto variabile) e con Roco, che si affida a Fleischmann per la riproduzione delle sale montate in metallo di alcune vaporiere particolarmente prestigiose. La situazione si fa però sempre più difficile: in tempi di computer e Gameboy, le ferrovie in miniatura risultano poco appetibili, specialmente per i giovani, e così, dopo che gloriosi marchi tedeschi come Arnold, Trix e LGB sono stati rilevati da altri produttori o investitori, anche Fleischmann subisce lo stesso destino e nel febbraio 2008 viene acquisita da Modelleisenbahn, proprietaria del marchio austriaco Roco. La produzione modellistica delle due aziende resta indipendente ma vengono messi in comune la ricerca e il marketing, realizzando notevoli economie. Malgrado ciò, negli anni successivi Fleischmann ridurrà drasticamente sia l’assortimento sia i posti di lavoro.
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