Il bresciano Gino Tomasini, giornalista professionista e scrittore, è da poco in libreria con “Pericoloso sporgersi – storie di treni, stazioni, sguardi” , un divertente pastiche di generi venati da un’ironia di sottofondo, in cui il richiamo all’esperienza personale trova una felice sintesi con lo sviluppo e la narrazione di racconti. L'autore, da diversi anni un pendolare ferroviario, narra di incontri tra vagoni, binari, stazioni. Osservatore della realtà, Tomasini raccoglie confidenze, sguardi, diverbi, curiosità, aneddoti di passeggeri, capotreni, ferrovieri, per costruirvi quadri compiuti offrendo al lettore una variegata umanità a cui spesso non si fa caso.
Storie di donne e uomini, anziani e bambini, accomunati dall’aver preso casualmente lo stesso treno o nelle quali il mezzo su rotaia è lo sfondo di avventure e situazioni.
Le vie ferrate come cronotopi, strade anche metaforiche in cui realtà e immaginazione possono toccarsi per sfociare in racconti, spigolature, scorci di vita su cui focalizzare l’attenzione. Una letteratura ibrida che porta in risalto una conoscenza ormai consolidata del mondo ferroviario.
Brescia e la Valcamonica, i due poli geografici legati alla sua vita, sono il teatro che fa da sfondo alle trame con pagine in cui amori mai nati o sfioriti, malinconie, ricordi d’infanzia, legami familiari, dolori e soddisfazioni professionali, si susseguono uno via l’altro, e nelle quali treni e stazioni, con il loro carico di significati, fungono da attori non protagonisti.
Il testo è un viaggio piacevole ed arguto, in cui non manca il ricorso a termini del dialetto bresciano, che si fa apprezzare per la semplicità e la schiettezza, senza risparmiare i ben noti disservizi della via ferrata.
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