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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Shinkanzen nipponici ed alta velocità italiana
MessaggioInviato: giovedì 18 maggio 2023, 8:38 
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Nome: Franco Sarcina
Iscritto il: giovedì 8 dicembre 2022, 17:50
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Ciao primo post qui (sono attivo nella sezione modellismo).

Pongo una domanda: dopo un recentissimo viaggio in Giappone di tre settimane usufruendo alla grande del Japan Rail Pass (una tessera che ti consente di prendere quasi tutti i treni delle linee JR a una cifra prepagata in partenza) ho notato le differenze abissali fra l'alta velocità italiana e quella nipponica.

Ho pratica di Frecciarossa e Italo perché viaggio frequentemente fra Milano e Firenze e, a volte, Roma. Posso quindi dire che statisticamente, anche in giorni "normali" - lasciamo perdere questi giorni disgraziati causa inondazioni - raramente mi è capitato di prendere un treno AV che arrivasse con un ritardo inferiore ai 10 minuti. Diciamo che il ritardo è presente, a occhio, circa il 70% delle volte, almeno secondo la mia esperienza. Sugli Shinkanzen invece i ritardi quasi non esistono, tranne con condizioni estremamente particolari (nel caso del Giappone, le più frequenti sono i terremoti).

Un'altra cosa che ho notato è che i treni nipponici fermano praticamente sempre per un minuto o poco più a qualsiasi fermata, anche le più grandi, e poi accelerano (e frenano) fino alla massima velocità consentita dalla linea nel più breve tempo possibile (siamo nell'ordine del minuto o due per arrivare a 280-300 kmh). Mentre nell'AV italiana spesso capita che si percorrano tratte anche di 5 minuti e più a velocità da Intercity, piuttosto che il treno viaggi estremamente lentamente prima e dopo una fermata, e questo evidentemente comporta l'accumularsi di un ritardo.

Quello che ho notato è che in Giappone non esistono, o quasi, stazioni di testa e sono tutte (almeno quelle che ho visto io) passanti.

Ovvio che questo influisce parecchio sui tempi di viaggio. Ma la domanda che pongo è la seguente: quali sono le altre ragioni?

PS: per chiarire. L'intento del post non è affatto polemico. Vorrei solo capire.


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 Oggetto del messaggio: Re: Shinkanzen nipponici ed alta velocità italiana
MessaggioInviato: sabato 20 maggio 2023, 13:55 
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Iscritto il: mercoledì 20 settembre 2006, 20:44
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Intanto metti la cultura giapponese e la disciplina che ne deriva: dove quelle dei viaggiatori è fondamentale.
Quindi il progetto e la gestione delle ferrovie: quando si costruisce si progetta anche tutta la manutenzione da lì a venire, quindi la si fa di notte.
In Giappone le principali linee ferroviarie di fatto sono delle mettropolitane, quindi ogni ogni linea è indipendente durante l'esercizio quotidiano.

In Italia già il fatto che tutte le grandi direttrici passano da soli 7 punti, e di fatto sugli stessi binari o quasi: Bologna, Firenze (questi due sono di fatto il centro delle ferrovie italiane), Mestre, Milano, Napoli, Roma, Verona, è fortemente limitante in casi di problemi. Le Linee ci sono è che sono insufficenti: Faentina (pratiamente dimenticata), Giovi (in potenziamento), Pontremolese (sorvoliamo sul fatto che il raddoppio doveva essere attivo 30 anni fa), Adriatica (idem come Pontremolese), Tirrenica (con tutte le limitazioni tra Sarzana e Genova); volutamente non cito quanto presente a est e sud di Roma, Napoli e Salerno, ecc.ecc.

Infine mettiamoci il fatto che la gestione della circolazione, di fatto è ancora gestita da operatori, e non sappiamo se sono sufficenti.

Poi mettiamoci pure il sistema SMCT, si è un elevato standard di sicurezza, ma per come è concepito basta un nulla per provocare ritardi a cetena.
Che poi mischiato agli altri sistemi di sicurezza in funzione, è un attimo che qualcosa s'inceppi.


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 Oggetto del messaggio: Re: Shinkanzen nipponici ed alta velocità italiana
MessaggioInviato: domenica 21 maggio 2023, 13:04 
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Nome: Giovanni
Iscritto il: mercoledì 31 agosto 2022, 20:21
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L’ AV italiana nasce negli anni 70 non come una unica rete, ma come serie di linee scollegate tra loro per velocizzare i collegamenti tra le maggiori città italiane, senza stazioni intermedie . Con questa filisofia sono state costruite pressochè tutte le nostre linee, anche le più recenti. Per l’epoca era un concetto molto all’avanguardia, oggi è superato. Siamo partiti per primi, ma abbiamo perso il vantaggio.

Per migliorare l’impostazione anni 70, nella nostra rete AV (che ancora non è completa) è prevista la costruzione di connessioni dirette delle varie linee anche tramite nuove stazioni appositamente dedicate al traffico veloce (ad esempio Firenze AV). Attualmente i nostri treni AV entrano ed escono dalle stazioni storiche continuamente, in coincidenza con i treni del traffico ordinario e percorrendo gli stessi binari, riuscendo a sviluppare la loro massima efficienza solo nelle tratte ad essi dedicate. Ciò è poco compatibile con le prestazioni richieste oggi ad un sistema AV trafficato come il nostro .

In futuro, l’interferenza tra i vari tipi di traffico tenderà ad annullarsi e aumenterà l’efficienza.

Non è vero che da noi la manutenzione non sia oggetto di progettazione, anzi essa svolge un ruolo preminente nella ideazione delle linee. Il fatto che le nostre linee siano oggetto di pochi interventi è dovuto sia all’accuratezza della progettazione che all’impiego di materiali e tecniche all’avanguardia. Inoltre la manutenzione stessa , ed in particolare la diagnosi di armamento , è già eseguita in prevalenza nelle ore notturne con treni diagnostici che rappresentano il meglio della tecnica .
Ricondurre tutto a errori di gestione, a problemi di manutenzione o a arretratezza culturale è un atteggiamento qualunquista che ci scredita ingiustificatamente, come se altrove tutto ciò non esistesse.

Saluti,
Giovanni


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 Oggetto del messaggio: Re: Shinkanzen nipponici ed alta velocità italiana
MessaggioInviato: domenica 21 maggio 2023, 16:02 
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Iscritto il: mercoledì 20 settembre 2006, 20:44
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Località: Sorbolo di Sorbolo Mezzani (PR)
Il non qualunquista italiano entra dove c'è scritto "entata" e esce da dove c'è scritto "uscita", come fa il giappnese.
La maggioranza degli italiani se ne frega e pretende di salire da ogni porta sul treno (e sul bus) prima che gli altri siano scesi (manco col covid ho visto rispettare), e allora il minuto di sosta diventa tre, quindi obbliga anche a tenere larghi gli orari: infatti solo nelle giornate di "morbiba" i treni sono in orario, quando non in anticipo ad ogni stazione.

Poi in fatto di non progettazione della manutenzione assieme agli impianto sono troppo esperto: degli altri progettisti (ovvero la si progetta al'inverso, cioè che siano richiesti interventi urgenti a costi esorbitanti).
Sono, anche da pensionato (e i clienti non mi mollano), abituato a impianti che devono produrre in tempo reale 24 h per 365/366 gg, e i miei clienti non sono scontenti, che poi loro non seguano le istuzioni è ... sono loro il problema, non l'impianto.


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 Oggetto del messaggio: Re: Shinkanzen nipponici ed alta velocità italiana
MessaggioInviato: domenica 21 maggio 2023, 23:21 
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Nome: Giovanni
Iscritto il: mercoledì 31 agosto 2022, 20:21
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Quindi il divario tra le ferrovie AV italiane e le giapponesi sarebbe dovuto agli italiani che si comportano come un branco di pecore e ai progettisti che operano in malafede. Senza offesa, ma questo è qualunquismo .

In realtà la domanda posta da Franco64 richiederebbe una risposta assai più articolata , che affonda le radici anche nella nostra geografia e nella conformazione storica delle nostre città più importanti, in cui la penetrazione urbana della rete AV (e non solo....) è assi difficile .

Il fatto che per eseguire manutenzioni vengano chiamate persone in quiescenza (che hanno memoria storica degli impianti) testimonia la volontà di fare bene. Inoltre , la manutenzione è insita in ogni opera qualunque essa sia : non esiste nulla di eterno, tutto va controllato e periodicamente curato nel modo giusto . E' nell'ordine delle cose.
Garantisco che nessun progettista è così incosciente da mettere a rischio la propria carriera e l'incolumità di migliaia di persone per dare vita ad opere a scadenza prestabilita : sarebbe troppo pericoloso in primis per se stesso . Sostenere il contrario corrisponde a screditare una categoria di professionisti che invece ha creato con il proprio lavoro una delle eccellenze italiane, e che è chiamata spesso a impegnarsi in opere uniche al mondo come il ponte sullo stretto.

La nostra AV non è perfetta, ma in giro c'è molto di peggio. Ogni tanto riconosciamoci qualche merito.

Giovanni


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 Oggetto del messaggio: Re: Shinkanzen nipponici ed alta velocità italiana
MessaggioInviato: lunedì 22 maggio 2023, 23:56 
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Vedi Giovanni la mie esperienza è ben diversa e devo contraddirti, secondo una certa cultura io sono: qualunquista, dittatore, cinico, despota, ecc. ecc., ma per questi personaggi ho un difetto ancora più grave, in determinate situazioni ho sempre ragione, e questo non piace a tutti.
Però a quei clienti che mi hanno dato fiducia, ho potenziato gli stabilimenti come manco se lo immaginavano, va da se che sono tecnologie proprietarie delle quali sono stato reso partecipe, anzi in alcuni casi la soluzione migliorativa è tutta mia. Per me è normale avere risultati migliorativi del 30% sugli impianti esistenti o/e tipici.
Anzi, quasi sempre ricevo il plauso degli operatori perchè per loro cala la fatica.
Non dirò mai di cosa si tratta, ma ogni persona è facile che abbia a che fare più volte al giorno con i prodotti finiti venduti ai consumatori.
E non si tratta di costruttori di macchine o impianti, per loro non vado bene, le mie soluzioni impediscono di ricevere chiamte di assistenza e fatturare almeno 1000 € al giorno più le spese per ogni tecnico.
E chiedo sempre lo stesso impegno che metto io, merce ormai rara da decenni.

A fronte anche della mia esperienza sono in grado di riconoscere i "servi" dagli apportatori di miglioramenti, va da se che ai servi sono antipatico.
Se i miei clienti mi chiamano ancora e non mi fanno sostituire dai loro dipendenti una ragione c'è (in un caso ha imparato il direttore/tecnologo di stabilemento a intervenire e poi magari chiedermi ragguagli o modifiche).
E per essere servi non è necessario essere a busta paga, tanti e troppi sono quelli che fatturano.
Io non sono stato servo neanche quando ero a busta paga, e andavo bene così, sono io che sono andato via per salire di almeno un gradino.

E di quanto sopra oggi il pianeta ne ha avuto conferma (è che domani tutti si sono già dimenticati), basta prendere atto delle ammissioni del sig. Mion (faccio il nome dato che è pubblico), ed è inutile che lo stato italiano faccia il bello: ha venduto le autostrade poiché non era in grado di gestirle e serviva fare cassa.

Evitamo pure anche di citare il ponte sullo stretto, insistere a volere farlo è solo presunzione e malafede, lì è: zona altamente sismica e vulcanica, Sicilia e Calabria si spostano di qualche mm ogni anno, ci sono forti venti, e non serve di fatto a nulla per 345 giorni all'anno.
Non ci vogliono tre lauree per capire il perché di tale insistenza.

E siccome li ho conosciuti e collaborato, per fortuna in Italia qualche progettista che si sporca le mani di morchia e fango c'è ancora, solo dopo passa alla scrivania a mettere nero su bianco; uscire dall'ufficio ogni tanto e andare sul cantiere non significa nulla.
E solo alcuni di quelli che vanno all'estero, ricevono un assegno già firmato con la cifra in bianco, e conosco chi ha rifiutato.

In ultimo, che ci porta a essere servi è la nostra cultura, non chi ci paga.
Io faccio fede a questo:
Meglio essere folli per proprio conto, che saggio con le idee degli altri.
F.W. NietzsheTop


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