Confortato dalla Vostra benevolenza, proseguo nel racconto.
Occorre fare un passo indietro.
Il mio plastico principale riproduce la stazione di Varallo, capolinea (da cui il mio nick-name) della Varallo – Novara, gli edifici ferroviari sono stati tutti rilevati e riprodotti in perfetta scala 1/87, ma ho dovuto operare una compressione selettiva perché il piano del pazzale sarebbe risultato di 11 ml di lunghezza. Ho poi aggiunto un paio di binari tronchi, non esistenti ma plausibili, par aumentare le possibilità di movimento.
Direzione Novara il tracciato si snoda lungo altre due pareti della stanza che ospita il plastico e termina in un cappio di ritorno.
Questa parte non è decorata ma serve per far ‘sgranchire’ un poco le bielle delle locomotive a vapore.
Tutta l’ambientazione è in Epoca II, ma occorre precisare che fino all’Epoca IIIa nulla era mutato. Il cappio di ritorno ha un raggio di 650 mm e lo spazio di risulta, all’interno di esso, era proprio uno spazio sprecato.
Quindi non ci è voluto molto per decidere di utilizzarlo installandoci una maquette industriale collegata alla linea principale, autonoma come controllo ma dalla ramificazione abbastanza complessa. Anche qui l’epoca di ambientazione è attorno agli anni ’30 del secolo scorso, con gli edifici di ispirazione razionalista dalle dimensioni importanti.
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nella foto l'intero complesso, in fase di allestimento
Lo stabilimento è il ‘’Cotonificio Bauer ‘’, realtà presente sul territorio proprio negli anni ’30, ma di fattezze completamente differenti e, purtroppo per me, non raccordato alla rete ferroviaria. La scelta di un cotonificio è stata fatta per aumentare le possibilità di un movimento di carri merci dedicato, che oltre alla materia prima, balle di cotone, comportano anche la movimentazione di carbone per le caldaie e sostanze chimiche per le lavorazioni, di provenienza anche dalla Germania, all'epoca leader mondiale nella ricerca e nella produzione, e di spedizione di prodotti finiti, sostanzialmente filati.
E anche dalla mia profonda avversione alle segherie, sempre confinate in spazi angusti che non giustificano nemmeno un raccordo ferroviario...
Una locomotiva a vapore T3 tipo M III 4e, di proprietà dello stabilimento, è incaricata di gestire la movimentazione dei carri, ma saranno introdotte delle complicazioni di archeologia industriale quali un ponte traslatore per spostare i carri da un binario all’altro in una situazione in cui non era possibile installare un’asta di manovra a causa della carenza di spazio e, cosa che mi ha sempre affascinato e di cui non ho mai trovato riscontro modellistico in ambientazioni italiane, un cabestano per la manovra a cavo, con tutti gli opportuni rinvii.
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foto trovata sul net, non ne conosco l'Autore
E’ inoltre presente una piccola piattaforma girevole per girare i carri verso un tronchino e soprattutto per indirizzare la T3 muso avanti per gli inoltri in linea. Probabilmente non valeva la pena di un investimento simile presentando la cabina della T3 un’ottima visuale nei due sensi di marcia, ma la piattaforma rappresenta pur sempre un bello spettacolo e la sfida di risolvere i problemi tecnici di fabbricazione era interessante.
Dimenticavo di dire che tutto è autocostruito, binari compresi, come vedremo.