joker ha scritto:
Oggi sono in vena di fantasticherie.
Fra le innumerevoli applicazioni della scoperta di Thomas Newcomen e James Watt, la ferrovia è forse tra le meno colpevoli del disastro ambientale col quale dobbiamo attualmente confrontarci, perché ha saputo evolversi fino a rappresentare oggi il sistema di trasporto più ecologico. Consentiteci quindi di rimpiangere il fascino delle locomotive a vapore, meravigliose macchine capaci di trasmetterci attraverso tutti i nostri sensi le stesse emozioni che ritroviamo al cospetto dei vecchi trenini giocattolo: dal sentore di grasso e di carbone al movimento delle bielle che suggerisce una muscolare immagine di potenza, dall’untuosità del nerofumo al calore che si sprigiona dalla caldaia in pressione fino alla straordinaria sinfonia di sbuffi, scoppi, sibili e cigolii che accompagna il sordo stantuffare dei cilindri…
Ciao, Giovanni. Il mio intervento ha poco a che fare col modellismo. Infatti mi riferisco soprattutto ai treni reali. Certo, il fascino del vapore è innegabile e irripetibile. A volte parlo con modellisti - più giovani di me - che non hanno mai visto una locomotiva a vapore (per fortuna ora c'è la Fondazione e l'attuazione di treni storici) e mi sembra così strano. Certo, neanche io ho visto chissà quante loco a vapore, per motivi di opportunità più che anagrafici, infatti in vita mia ho preso il treno piuttosto raramente, salvo un biennio in cui ho lavorato a Milano presso una notissima multinazionale come esperto in fisica nucleare applicata alla diagnostica di medicina nucleare o della tecnica di
imaging tramite Tomografia Assiale Computerizzata
TAC, che faceva allora capolino in Italia e in tale ambito sono stato un pioniere dopo aver lavorato in Inghilterra fianco a fianco col Nobel Mr. Hounsfield, che già aveva una bella età, e spesso da Milano facevo una capatina a Roma col mitico "Settebello". Comunque da ragazzo facevo, cercando di ingannare il guardiano, diverse incursioni al deposito di Roma S. Lorenzo dove c'erano ancora sbuffanti vaporiere. E ricordo bene al deposito di Roma Trastevere le 835, le 740 e 743, le 625. Ricordo ancora, e mi viene da sorridere, che quando frequentavo la sezione dedicata all'Energia Nucleare all'Istituto Enrico Fermi di Roma, a Monte Mario, che proprio alla stazione di Monte Mario sulla linea Roma-Viterbo, ogni tanto transitava una 740 al traino di un merci. Se ero fortunato la "beccavo" durante il quarto d'ora di ricreazione e allora la potevo vedere da vicino. Mi diceva male e provavo disappunto, invece, se la locomotiva passava proprio sotto i finestroni di un'aula magari al terzo piano e io non potevo alzarmi nel bel mezzo di una lezione di elettronica o di fisica per andare a vedere il convoglio e dovevo accontentarmi del rumore che per me aveva un fascino ineguagliabile.. Che tempi!!!