and342 ha scritto:
Salve, venite gente ,
Ringrazio and342 (un amante del diesel Fs?) e colgo l'occasione per presentare Piticchio, il luogo che mi ha incantato a prima vista e dove ormai vivo prevalentemente da dieci anni a questa parte. Dal sito MUSEOGIOCANDO.COM:
A dispetto del suo nome, che sembrerebbe indicare un luogo piccolo ed insignificante, Piticchio di Arcevia è un incantevole borgo-castello dalla struttura rinascimentale perfettamente conservata, sito sulla cima di un colle che alle spalle di Senigallia degrada dolcemente verso la costa marchigiana.
Edificato a 400 mt sopra il livello del mare nella seconda metà del XII secolo, il borgo nasce da un insediamento romanico chiamato “pitulum” e fa parte del sistema difensivo di nove rocche - tutte a contatto visivo con almeno un’altra - che circondano la nobile cittadina di Arcevia (già Rocca Contrada) e che un tempo consentivano alla popolazione di trovare riparo dalle scorrerie dei pirati barbareschi venuti dal mare.
Gravemente danneggiato durante la contesa tra il Comune di Rocca Contrada e il Vescovo di Senigallia, il castello di Piticchio viene ricostruito dopo gli accordi del 1289 e successivamente rimodellato in forma quasi perfettamente circolare nel 1542 da Mastro Giovanni Di Matteo da Bellinzona secondo i più avanzati criteri militari dell’epoca. Nella seconda metà del ’700 viene costruito sulla via principale, accorpando precedenti edifici, il palazzo Carletti Giampieri, tipico esempio di architettura civile di prestigio delle Marche, che custodisce al suo interno un graziosissimo teatro costruito nel 1846, sicuramente tra i più piccoli del mondo, dotato di un ordine di palchi ed in grado di contenere non più di una trentina di persone.
L’arco gotico alla base della torre, risalente al tardo Medioevo, sovrasta l’antica ed ancor oggi unica porta d’ingresso al borgo alla quale una volta si accedeva con una ripida rampa ed un ponte levatoio. L’attuale accesso al paese risale alla fine dell’800, quando viene costruito un più comodo terrapieno laterale con una seconda porta monumentale sulla quale spicca oggi lo stemma realizzato in ceramica nel 1991 dal pittore Bruno d’Arcevia.
Entro le mura del castello, nel punto più alto del paese, si trova la chiesa parrocchiale di S. Sebastiano, edificata nella seconda metà del ‘400 e ampliata alla fine del secolo successivo.
A questo periodo risale il bell’altare centrale in legno dorato contenente tre tele di Ercole Ramazzani (Arcevia, 1535-1598) raffiguranti l’Ultima cena, San Sebastiano e Santa Chiara. L’edificio, che contiene un pregevole organo del 1737 attribuito a Sebastiano Vici, è stato parzialmente ricostruito ed ampliato dopo il terremoto del 1751.
Dagli anni Sessanta in poi, numerosi nuovi nuclei abitativi sono sorti intorno alla cerchia delle mura e all’interno del castello risiedono oramai in permanenza solo una dozzina di famiglie, ma non per questo l’antico borgo ha perso la sua vivacità: le numerose manifestazioni culturali, musicali ed enogastronomiche organizzate soprattutto fra giugno e novembre fanno di Piticchio una meta da non mancare, tipica di quell’Italia a torto considerata “minore” e capace di riservare affascinanti sorprese.
Nei dintorni di Piticchio, oltre ad Arcevia (con le sue robbiane ed un interessante museo archeologico) e agli altri suoi borghi castello (Palazzo, Caudino, San Pietro, Montale, Loretello, Nidastore, Castiglioni ed Avacelli), sono da visitare le grotte di Frasassi, fra le più estese d’Europa, nonché gli incantevoli abitati cinti da mura medievali di Genga, Corinaldo e Mondavio.
Piticchio dista mezz’ora di viaggio in auto da Senigallia, con la sua spiaggia e la possente Rocca Roveresca, o da Fabriano, dove da non perdere sono il museo della carta, la pinacoteca diocesana e il graziosissimo museo dei mestieri in bicicletta.
Sarebbe lecito chiedersi come mai MUSEOGIOCANDO sia sorto proprio a Piticchio.
In effetti, tutto nasce dal caso, o se volete, da una serie di coincidenze: nel 2009, mia moglie ed io, appena andati in pensione, decidemmo di comprare una bella casa in campagna nella quale poterci dedicare ai rispettivi hobby: lei al giardinaggio ed io ai miei amatissimi giocattoli d’epoca e modellini di treni e di automobili accumulati in una vita di ingordo collezionismo.
All’inizio io proposi località più o meno esotiche, tipo la Provenza, la Dalmazia o il Lago di Garda, ma lei fu irremovibile nello scegliere l’Italia centrale. Essendo io nativo di Firenze, cominciammo le ricerche dalla Toscana, ma i prezzi erano molto al di fuori della portata delle nostre tasche, per cui passammo tosto in Umbria e quindi nelle Marche, che all’epoca conoscevo assai poco, mentre mia moglie, originaria della provincia di Pesaro, ci sentiva aria di casa.
L’idea era di trovare un bel casale con un annesso agricolo, tipo stalla o fienile, in cui alloggiare convenientemente i miei trastulli. Necessitavamo di un’ampia metratura, perché i giocattoli erano già davvero tanti e in più volevamo disporre di qualche camera per ospitare gli amici. Compulsammo internet, scoprendo una infinità di immobili in vendita (e dire che la crisi era appena incominciata!) ma presto imparammo a scartare le offerte di case “immerse nella natura incontaminata” perché ciò comportava percorrere due o tre chilometri di strada sterrata per raggiungere il sito. Non desiderando emulare Robinson Crusoe, restringemmo la ricerca a obiettivi dai quali fosse possibile “andare a piedi a bere un caffè”.
Nell’estate del 2010, assistiti da 12 diverse agenzie, prendemmo personalmente visione di 52 immobili, sparsi fra Tavullia e Monte Prandone, ovvero rispettivamente dal confine romagnolo a quello abruzzese, inclusi due antichi mulini, un ex consorzio agrario, un castello semidiroccato con un salone a volticelle gotiche, una cantina sociale con ancora centinaia di bottiglie di verdicchio, case patrizie con soffitti affrescati, un intero miniborgo abbandonato, ville, villette ed una quantità di casali rustici, finché, dalle parti di Jesi, approdammo all’incantevole borgo-castello di Piticchio di Arcevia, accanto al quale sorgeva una bella casa padronale dei primi del Novecento, con annesso un grande fabbricato che una volta accoglieva una fabbrica di maglieria.
In totale, circa 1000 (mille) metri quadri: 300 di comoda abitazione e 700 di spazio per giocare, più altri 300 di terrazza panoramica poteva bastare! Decidemmo di acquistarlo, e per sapere se stava in piedi mi rivolsi ad un amico che stava restaurando la sua casa nei paraggi, chiedendogli di prestarci il suo architetto per fare una perizia preventiva.
L’esame diede esito positivo, ma il caso ha voluto che l’architetto, Luca Schiavoni, fosse specializzato in musei. In vita sua aveva lavorato sempre in questo campo, realizzando fra l’altro la Sala dei Manoscritti Islamici per la nuova Biblioteca di Alessandria d’Egitto, un’ala del Museo Nazionale Bavarese e nelle Marche a Macerata un bellissimo Museo delle Carrozze, a Serra de’ Conti il Museo del Silenzio e a Fabriano il Museo Diocesano.
Da questo fatale incontro, e visto lo spazio a disposizione, è nata l’idea di allestire un vero e proprio museo del giocattolo aperto al pubblico… Elementare, Watson!