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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Quando esportavamo
MessaggioInviato: lunedì 22 gennaio 2007, 23:04 
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Iscritto il: lunedì 23 gennaio 2006, 22:08
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http://www.railpictures.net/viewphoto.php?id=150644
Notare, nonostante l'impostazione americana della macchina, la trasmisisone ad anello danzante. L'alimentazione ovviamente è 3000 vcc.


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 Oggetto del messaggio: Re: Quando esportavamo
MessaggioInviato: lunedì 22 gennaio 2007, 23:09 
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Iscritto il: venerdì 13 gennaio 2006, 18:15
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G-master ha scritto:
http://www.railpictures.net/viewphoto.php?id=150644
Notare, nonostante l'impostazione americana della macchina, la trasmisisone ad anello danzante. L'alimentazione ovviamente è 3000 vcc.


ops... :shock: :shock: :shock:
E magari funzionava meglio di quelle "nostrane"..


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MessaggioInviato: martedì 23 gennaio 2007, 9:43 
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La fornitura al Cile è uno dei fiori all'occhiello dell'industria ferroviaria italiana che, se numericamente non può ossere paragonata a quella di altre nazioni europee e del nord America, ha nella sua storia segnato dei buoni risultati, non sempre supportati da un adeguato appoggio politico.
In questo momento non ho sottomano i dati su queste macchine a scartamento largo ma posso dire che negli anni sessanta vennero forniti tre modelli diversi, uno con carrelli a 3 assi (tipo Co'Co'), uno con carrelli a due assi (Bo'Bo') e uno da manovra con carrelli a 2 assi (Bo'Bo').
Per successivi cambiamenti politici interni del Cile l'Italia non proseguì la penetrazione economica in quel Paese e, ferroviariamente parlando, arrivarono i giapponesi.
Purtroppo molto raramente e quasi in sordina l'editoria italiana ha parlato delle forniture di materiale rotabile a Paesi terzi da parte dell'industria italiana.
Saluti


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MessaggioInviato: martedì 23 gennaio 2007, 15:04 
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Iscritto il: mercoledì 9 agosto 2006, 18:08
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Alle ferrovie cilene (FF.CC. del E.) vennero consegnate nel 1962 22 unità con carrelli a due assi (Bo'Bo') che formarono il gruppo E-30, seguirono nel 1963 34 unità con carrelli a tre assi (Co'Co') che formarono il gruppo E-32. Nel 1974 vennero fornite 24 unità da manovra con carrelli a due assi (Bo'Bo') che formarono il gruppo E-17. Ovviamente erano tutte con lo scartamento 1676 mm.
Diverse unità sono ora fuori servizio però va detto che le macchine italiane sono sempre state considerate molto bene dal personale delle ferrovie cilene.
Mi ricordo che nelle fiere campionarie degli anni sessanta si poteva ammirare un modello in grande scala di una locomotiva della serie E-32. Chissà che fine avra mai fatto?
Saluti


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MessaggioInviato: martedì 23 gennaio 2007, 18:31 
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Iscritto il: venerdì 20 gennaio 2006, 1:11
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E17: http://www.railpictures.net/viewphoto.php?id=161288


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MessaggioInviato: martedì 23 gennaio 2007, 18:41 
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Iscritto il: martedì 17 gennaio 2006, 14:21
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mallet ha scritto:
Per successivi cambiamenti politici interni del Cile l'Italia non proseguì la penetrazione economica in quel Paese e, ferroviariamente parlando, arrivarono i giapponesi.

E qui traspare in tutta la sua evidenza l'ipocrisia italiota. Va bene non aiutare le dittature come quella cilena di Pinochet, ma allora perché abbiamo continuato (e tutt'ora lo facciamo) a foraggiare stati come Cuba, (vedi le automotrici FIAT degli anni 60/70) per esempio? Si noti poi che al posto dell'Italia subentrarono immediatamente altri paesi (in questo caso il Giappone). Quindi: meno lavoro per i nostri operai e più lavoro per le aziende estere. Bei risultati, davvero.


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MessaggioInviato: martedì 23 gennaio 2007, 19:30 
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Iscritto il: venerdì 3 febbraio 2006, 13:31
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Località: Roma
Non c'è da stupirsi più di tanto. Quando negli anni 60 a Roma tolsero i filobus, l'ATAC trovò un acqirente nella società di trasporti di Atene che glieli comprò tutti a buon prezzo, meno uno che fù comprato dal GRAF. A seguito di quella vendita ci fù un sollevamento di politici che fecero una mezza rivoluzione perchè non si dovevano vendere i mezzi della "democraticissima" Roma ai "colonnelli" che erano al potere in Grecia. I filobus, per rispettare il contratto firmato, finirono comunque, alla chetichella, oltre mare. Credo che oggi qualche vettura ancora giri.
Giancarlo


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MessaggioInviato: martedì 23 gennaio 2007, 20:01 
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Iscritto il: lunedì 23 gennaio 2006, 22:08
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Località: Ovunque, in sella alla vespa...
Il bello è che abbiamo in casa la fiat, che è sempre stata capace di dialogare con qualsiasi tipo di regime: mentre negli anni Cinquantaha aiutato la Spagna a costruire un'industria automobilistica e ferroviaria moderna (Seat e C.A.F.), subito dopo si è impegnata in Unione Sovietica con la Lada, e contemporaneamente in Iugoslavia (Zastava), Egitto (El Nasr), India (Premier Auto Limited), Polonia (Polski Fiat/FSO), Argentina (Fiat Sevel), Brasile (Fiat do Brasil), Turchia (Tofas) .
Adesso, alla chetichella, c'è uno stabilimento in Corea del Nord che produce Palio e Doblò. Mentre il colosso indiano Tata ha messo in produzione la nuova Indica, che è una Palio ricarrozzata.
Quindi, schizzinosità nei confronti di regimi discutibili ce n'è poca.
Almeno da parte fiat.
E' che in tutti gli altri settori industriali siamo sempre stati politicamente deboli, eccetto in quello delle armi.
E' che abbiamo una concorrenza estera in grado di destabilizzare la nostra politica interna pur di eliminarci (come è successo quindici anni fa, quando la penetrazione economica italiana in africa e medio oriente è stata bloccata con mani pulite).
Tornando alla rotaia, un po' di esportazione c'è rimasta più che altro nel settore tranviario, dove AnsaldoBreda ha piazzato partite di vetture in diverse città nordamericane, e guarda caso anche a Washington la metropolitana ha vetture costruite a Napoli e Pistoia.
In Argentina, a Rosario, la Fiat aveva una locale divisione Materfer, proprio quella che ha realizzato le serie di automotrici per Cuba e diversi altri paesi sudamericani tra cui Venezuela e Messico.
Guarda caso, nel periodo che precedette il golpe dei generali del 24 marzo 1976 in Argentina, il direttore della Fiat Materfer di Rosario fu rapito e ucciso da un gruppo di terroristi. E, pochi anni dopo, intere linee di produzione erano disabilitate a causa delle "sparizioni" di operai organizzate dal regime.
Difficile non vedere come la concorrenza nordamericana e francese si siano avvantaggiate della situazione, e va detto che nessuna delle loro filiali in loco fu mai bersagliata come la Fiat. Misteri.
Tutto questo excursus un po' sconclusionato per dire che il nostro export molto spesso non ha goduto delle protezioni politiche di cui avrebbe avuto bisogno.
Protezioni che non arriveranno certo dalla UE, intenzionata a proteggere francia e germania, e ultimamente anche la spagna.
Mentre da noi si dismette con la scusa delle quote europee di produzione, si vende agli stranieri e si delocalizza.


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MessaggioInviato: mercoledì 24 gennaio 2007, 8:17 
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Bellissima l' E17: in pratica è un Ge 44 con i pantografi!


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MessaggioInviato: mercoledì 24 gennaio 2007, 8:30 
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bella proprio no cmq tutti i gusti sono gusti!

malte


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MessaggioInviato: mercoledì 24 gennaio 2007, 8:33 
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Ok, bellissima è troppo, sarà che a me piacciono molto le Ge 44, diciamo che è molto curiosa e particolare. :wink:


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MessaggioInviato: mercoledì 24 gennaio 2007, 9:13 
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diego questa è una bella loco:


http://www.photosrail.ch/images/IMGP5112.JPG


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MessaggioInviato: mercoledì 24 gennaio 2007, 9:21 
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E vabbè, ma allora tu esageri, è come sparare sulla Croce Rossa! :wink:


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MessaggioInviato: mercoledì 24 gennaio 2007, 9:26 
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facciamo cosi,

dimmi quale è secondo te la loco più che c è, secondo te.

cosi per curiosità

malte


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MessaggioInviato: mercoledì 24 gennaio 2007, 13:28 
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Località: Ovunque, in sella alla vespa...
Basta non nominare la Re2000, un vero sarcofago su ruote!


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