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Riporto il testo di un intervento dell'economista e docente universitario Maurizio Mistri pubblicato alcuni giorni fa su un quotidiano veneto.
Omnibus
"Non molto tempo addietro la stampa dava la notizia della nascita di una società, fondata da Luca Montezemolo e Diego Della Valle, destinata ad entrare nel business ferroviario. Questa nuova società si chiama NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori). La comunicazione della creazione di questa nuova società segue un periodo di forti denunce delle disfunzioni del sistema ferroviario nazionale, gestito da Trenitalia, ufficialmente una società di diritto privato, di fatto una società in mano pubblica. Poco dopo ecco la notizia della nascita della nuova compagnia area destinata a sostituire Alitalia. Forse tra i due eventi c'è un qualche legame; certamente alla base di queste iniziative, che hanno avuto la benedizione di larga parte del mondo politico, c'è la persistente sfiducia nella capacità dello Stato di gestire servizi complessi e, comunque, a forte contenuto organizzativo e tecnologico, tanto da portare molti a ritenere che l'ingresso dei privati aumenterà la concorrenza, facendo migliorare la qualità e diminuire i prezzi.
A mo' di esempio viene portata la vicenda della telefonia, con la nascita di molte compagnie che hanno avuto, al di là di certe disfunzioni operative, il merito di produrre una radicale diminuzione delle tariffe.
Non voglio entrare nelle questioni di diritto che riguardano l'operazione Alitalia. Esse sono state oggetto di accurate analisi da parte di acuti commentatori, alcuni dei quali non hanno mancato di rilevare come l'operazione Alitalia si regga anche sulla privatizzazione di servizi a più elevata redditività e sulla socializzazione dei servizi a più elevata propensione alla perdita. Comunque sia, nell'ottica di una politica economica a dimensione strategica, purché questa in prospettiva porti a reali benefici per l'intero sistema paese, certe operazioni possono anche avere una qualche giustificazione. Superando, con la volontà della ragion politica, certe obiezioni fondate sulla operazione Alitalia, si può anche sperare che l'ingresso nel mercato del trasporto aereo di una società risanata possa aumentare la concorrenza, migliorare i servizi e diminuire i prezzi, così come è avvenuto nel settore delle telecomunicazioni. In una certa misura si tratta di una aspettativa che può avere una qualche probabilità di avverarsi, se non altro perché da un punto di vista tecnologico la competizione nei cieli tra compagnie diverse è possibile.
Invece ho molti dubbi sulla positività di una operazione che vuole dare ai privati la possibilità di far circolare i loro treni sulle linee nelle quali, comunque, debbono circolare i treni di Trenitalia, e cioè del servizio pubblico. Certamente la creazione di una rete di linee ad Alta velocità può generare un aumento dell'utenza, ma non credo che tale aumento possa essere tale da giustificare la presenza di un altro operatore sulle stesse linee. Ho l'impressione che quello ferroviario sia un monopolio naturale, giustificato da vincoli di ordine tecnologico. Quindi, un aumento dei vettori non si traduce in un corrispondente aumento del numero dei viaggiatori, anche se è lecito attendersi un qualche aumento di tale numero.
Sulle linee nelle quali circoleranno anche i treni di NTV circoleranno pure i treni veloci di Trenitalia e ciò comporterà che entrambe le società dovranno dividersi una clientela che non sarà doppia rispetto a quella del periodo precedente l'operazione, con il risultato che probabilmente aumenteranno i costi unitari di trasporto. II rischio maggiore è che Trenitalia venga di fatto espulsa dalle linee ad alta percorrenza e a più elevata redditività e debba ripiegare sulle linee a più lenta percorrenza, che sono anche quelle meno redditizie. Si rischia, insomma, ancora una volta di socializzare le perdite e di privatizzare i profitti.
Esperienze di privatizzazione delle ferrovie si sono già avute in Europa. Basti ricordare che già la Thatcher, nel nome di un liberismo integralista, privatizzò le ferrovie britanniche, con risultati pessimi sul piano della qualità del servizio, tanto che si tornò alla nazionalizzazione di esso. Non vorrei che, insomma, l'operazione dei privati nelle ferrovie si traducesse nella creazione di un monopolio privato a seguito di uno smantellamento del servizio pubblico e nel ridursi di questo alle sacche più povere di utenza. Non si dimentichi che lo Stato è impegnato ad investire cospicue risorse finanziarie nelle infrastrutture per l'Alta velocità i cui vantaggi verrebbero poi goduti da imprese private. Ho l'impressione che un Luigi Einaudi moderno disapproverebbe una simile operazione.
Maurizio Mistri"
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